lunedì 5 settembre 2016

Nuove soluzioni cercasi per le aziende di streaming

TheButterflyEffect


Il 2015 è stato l'anno in cui il settore discografico è tornato a crescere, eppure i profitti sono rimasti pari a zero. Secondo un articolo pubblicato recentemente da Bloomberg, il modello "all you can eat"a prezzo fisso offerto dai servizi di streaming potrebbe non avere lunga vita, considerando l'ammontare del 70-80% che da questi finisce nelle tasche delle etichette.
La soluzione proposta, sarebbe quella della frammentazione del mercato con servizi mirati agli utenti in base ai loro gusti, ad esempio 3,99 euro per la musica di un determinato paese o zona, oppure alzare il prezzo puntando su nicchie specifiche di settore che puntano sulla qualità. A questo proposito è da sottolineare la collaborazione tra Spotify e Sonos, azienda di diffusori di fascia alta, per un servizio che permette agli utenti Premium di controllare l'impianto hi-fi Sonos direttamente dall'app di Spotify.
Il colosso svedese (Spotify è leader del settore con 100 milioni di utenti, seguito da Apple con 15 milioni) è inoltre recentemente stato accusato di pratiche scorrette nei confronti degli artisti che cedono l'esclusiva delle anteprime della propria musica ad Apple Music o Tidal. Secondo le accuse Spotify avrebbe punito tali artisti con l'esclusione dalle playlist create ad hoc capaci di generare milioni di ascolti. L'accusa è stata categoricamente smentita.
Quello che è certo è che alle aziende di streaming occorrono nuove strategie, per rubare lo scettro che appartiene a Spotify o per permettere a quest'ultima di tenerselo ben stretto anche in futuro.
Gli equilibri nel mondo del music business per quanto riguarda il comparto digitale e streaming stanno di nuovo cambiando radicalmente e l'attuale modello 9,99 euro potrebbe ancora subire delle modifiche.

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